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Gli agnolini, imperatori del pranzo di Natale

Posted by Emanuele Salvato on 15-Dec-2017 22.32.15

Se i tortelli di zucca son i re del cenone della vigilia di Natale, gli imperatori del pranzo del 25 dicembre sulle tavole mantovane sono gli agnolini in brodo. Brodo rigorosamente di cappone e poi lesso e mostarda di secondo per finire con l'anello di Monaco come dolce.

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STORIA DEGLI AGNOLINI. Ma vediamo di conoscere un po' meglio gli agnolini dal punto di vista storico. Gli agnolini sono realizzati con pasta all'uovo ripiena. Il ripieno è realizzato con stracotto di manzo al vino bianco, salamella di maiale, pancetta, uova, noce moscata, pan grattato, sale e pepe. Pe trovare le prime notizie sugli agnolini dobbiamo andare indietro fino al 1662, quando per la prima volta venne pubblicata la ricetta da Bartolomeo Stefani, cuoco alla corte dei Gonzaga, nel suo libro "L'arte di ben cucinare". Da allora la ricetta venne tramandata di generazione in generazione nelle famiglie. Come si diceva gli agnolini nel mantovano si mangiano, da tradizione, durante il pranzo di Natale ma è durante la il giorno della vigilia che la famiglia si riunisce per prepararli, a partire dalla sfoglia tirata a mano. Oggi è più probabile che vengano comprati già fatti, poiché è abbastanza semplice trovarli nei supermercati tradizionali e anche nei supermercati on line, magari con sede a Mantova come Cicalia. Gli agnolini vengono consumati poi in brodo di cappone. Diffusa anche la tradizione di consumare il sorbir d'agnoli che prevede l'aggiunta di abbondante formaggio Grana Padano e vino rosso, rigorosamente Lambrusco mantovano. Questa modalità di consumarli è anche nota con il nome dialettale di "bevrin vin". Solitamente il “bevrin vin” viene consumato come una sorta d’antipasto, come apertura del pasto vero e proprio nel corso del quale trionferanno gli agnolini in brodo di cappone ricoperti di formaggio Grana.

NON SONO TORTELLINI. Gli agnolini si differenziano dai classici tortellini emiliani, ai quali sono affini, sia per i componenti dell'impasto che per la forma. a ricetta originale del tortellino emiliano, depositata con atto notarile, prevede un ripieno con lombo di maiale, prosciutto crudo, mortadella di Bologna, parmigiano, 1 uovo, noce moscata. La sfoglia è fatta con un impasto di farina e uova. Modena e Bologna si contendono la paternità del tortellino e le principali differenze fra le due versioni sono relative alle dimensioni (più piccoli i bolognesi) e al ripieno (prosciutto crudo ne bolognesi e cotto nei modenesi).

Molto nota a e apprezzata anche una variante veneta, di Valeggio sul Mincio, chiamata Nodo d'amore caratterizzata da una pasta sfoglia molto sottile e dal ripieno di carne.

LA LEGGENDA DEL NODO D’AMORE. Sul finire del Trecento il signore di Milano Giangaleazzo Visconti si appostò con le sue truppe sulle sponde del fiume Mincio. Nell'accampamento approntato per la notte il buffone Gonnella raccontò ai soldati di una leggenda locale: di come il fiume fosse popolato di splendide ninfe che di notte uscivano per danzare, ma che una maledizione aveva condannato a trasformarsi in orride streghe.

Durante quella stessa notte le ninfe-streghe uscirono e iniziarono a ballare tra i soldati addormentati; il capitano delle guardie Malco, però, stava vegliando e alzatosi improvvisamente ne inseguì una; dimenandosi, la strega perse il mantello rivelandosi una bellissima ninfa, Silvia. I due si innamorarono e si giurarono eterno amore; prima di tornare nel fiume, la ninfa donò a Malco un fazzoletto dorato come pegno. La sera successiva durante dei festeggiamenti Malco riconobbe tra le danzatrici Silvia che per amor suo si era spinta tra gli uomini. Gli sguardi che i due si scambiarono ingelosirono però Isabella, nobile dama invaghita del capitano, che denunciò Silvia come strega. Le guardie intervennero per arrestarla, ma Malco permise alla ninfa di fuggire. Imprigionato, il capitano ricevette la notte stessa la visita di Isabella, che gli chiese perdono. In quel mentre comparve anche Silvia che propose all'amato l'unica via di fuga possibile: non sulla terra, ma nelle acque del fiume! I due si diressero al Mincio, inseguiti dalle guardie del Visconti: quando anche il signore di Milano giunse presso il fiume, vi trovò solamente il fazzoletto di seta dorata annodato dai due amanti per sigillare il loro amore.

 

 

Topics: natale, agnolini,

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